BF Bootcamp Football 04 Gen, 2019

I 3 metodi d'allenamenti più usati

L’evoluzione del calcio moderno ha trasformato il calcio in una scienza.

Le sue principali componenti (tecnico, tattiche, atletiche e psico-sociali) unite alle variabili del gioco (basti pensare che durante la partita, un singolo giocatore, ad ogni istante della gara, deve elaborare una scelta considerando contemporaneamente la palla, lo spazio, il compagno, l’avversario ...) lo rendono uno sport altamente complesso quanto situazionale.
Pertanto nel corso degli anni si sono sviluppate numerose metodologie di allenamento per la crescita evolutiva e la  formazione del giovane calciatore.
 
In Italia ancora oggi vi è la tendenza a lavorare principalmente per il miglioramento della componente atletica, affidandosi perciò ai classici metodi tradizionali di allenamento che privilegiano la programmazione della stagione tramite un “macro-ciclo” suddiviso in cicli dedicati al miglioramento delle capacità condizionali (mobilità articolare, forza, resistenza, velocità) con esercitazioni a secco cioè senza l’utilizzo del pallone, possibilmente tramite l’utilizzo di test per elaborare dati e monitorare l’eventuale “crescita” perciò lavorando spesso a intensità limitate nelle esercitazioni tecnico- tattiche.
Si sono sviluppate metodologie con approcci simili al modello tradizionale con la differenza di un utilizzo maggiore del pallone per sviluppare le abilità di tecnica e di tattica individuale ma sempre con la finalità di raggiungere e migliorare la componente fisica del singolo giocatore.
Considerando lo sviluppo e la crescita fisica dei giovani (perciò il continuo cambiamento del loro corpo soprattutto negli anni adolescenziali) ai fini di migliorare le loro abilità la componente atletica dovrebbe essere allenata tramite il miglioramento delle capacità coordinative, specialmente nell’età d’oro per i bambini, dai 7 ai 12 anni per poi raffinare le coordinative attraverso  i gesti tecnici nelle età più evolute.
 
Nel corso degli anni si sono sviluppati dei veri e propri modelli di insegnamento nelle Scuole Calcio e nei Settori Giovanili, in grado di rispondere alle problematiche di insegnamento da parte degli allenatori e soprattutto di migliorare l’apprendimento dei giovani.
Perciò i metodi di insegnamento giovanili che ritengo più soddisfacenti, sono i seguenti:
  • Metodo “Coerver Coaching”
  • Metodo integrato spagnolo
  • Metodo della periodizzazione tattica

 
METODO “COERVER COACHING”
 
Metodo ideato negli anni '70 da Wiel Coerver, allenatore olandese, all’epoca direttore tecnico del settore giovanile dell’Ajax il quale intuendo l’importanza della performance del singolo giocatore all’interno del gioco di squadra, analizzò i grandi giocatori con dei video e arrivò alla conclusione che le loro abilità, in particolare le loro doti nel controllo di palla le loro capacità nelle situazioni di “1 contro 1sarebbero potute essere elaborate come strumento di insegnamento ai giovani calciatori, per lo sviluppo, il miglioramento e il consolidamento di tutte le capacità tecniche e tattiche individuali proprie del gioco del calcio.
Pertanto creò centinaia di esercizi specifici (individuali e di gruppo) in modo da esaltarne la tecnica di base nelle differenti situazioni di gioco.
La schematizzazione che meglio rappresenta la progressione didattica del metodo è la piramide (Figura 1). Essa è strutturata in sotto-stadi, la base della piramide è caratterizzata dall’elemento tecnico del controllo e dominio della palla che rappresenta il punto di partenza per la costruzione del giovane calciatore. Le fasi successive che riscontriamo all’interno della piramide sono:
  • la ricezione e il passaggio
  • le finte nelle situazioni di 1 contro 1
  • la velocità
  • la finalizzazione
  • gli attacchi di gruppo. 
 
 
Figura 1: La piramide dell'apprendimento del Coerver Coaching

 
METODO INTEGRATO SPAGNOLO
 
Come accennato precedentemente in Italia vi è ancora l’abitudine di allenare le componenti dell’allenamento (tecnica, tattica, atletica, psico- sociale) in modo separato.
Il metodo integrato prevede esercitazioni  strutturate con l’utilizzo del pallone, in grado di allenare tutte e 4 le componenti contemporaneamente ricreando specifiche situazioni di gioco in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Ho voluto sottolineare il “metodo integrato spagnolo” perché molti settori giovanili spagnoli lavorano con l’utilizzo del pallone in tutte le esercitazioni e la componente principale che si vuole migliorare è la componente tecnica.
La fase sensibile dell’apprendimento deve essere ottimizzata insegnando il gesto tecnico.
Inoltre sino ai giovanissimi i giocatori non sono divisi per ruoli ma sono coinvolti a provarne diversi.
Nelle giovanili di livello avanzato addirittura per ottimizzare il possesso palla alla continua ricerca del mantenimento fin dalla costruzione sino la finalizzazione, i ruoli utilizzati hanno una terminologia in funzione delle posizioni da assumere attorno alla palla: interno, esterno, vertice, sostegno. Viene privilegiata la tecnica in forma dinamica e la fase offensiva in generale.
Ogni singola seduta è programmata per fasi, generalmente sono 5.
 
Le 5 fasi dell'allenamento

FASE 1

Si tratta della fase iniziale, in cui generalmente ogni giocatore ripete il gesto tecnico proposto senza avversario, lavorando in analitico e dopo aver assunto la corretta efficacia e gestualità del proprio corpo, lo ripete per migliorarne la velocità di esecuzione.
Generalmente i giocatori lavorano individualmente col proprio pallone per migliorare il dominio o il palleggio.
Questa fase si può completare con progressioni in cui i giocatori lavorano in gruppi ridotti per migliorare la ricezione e trasmissione. 
I calciatori lavorano con entrambi i piedi.

FASE 2

I giocatori lavorano con l’introduzione dell’avversario, la tecnica viene inserita nel contesto di gioco, attraverso i principi di tattica individuale nelle due fasi.
Il giocatore viene stimolato a “pensare velocemente”, problem solving, pertanto deve imparare a trovare una soluzione nel minor tempo possibile.
Le esercitazioni possono svilupparsi dagli 1contro 1 ai 3 contro 3 o con rapide transizioni nelle due fasi.

FASE 3

Possessi palla, proposti in spazi variabili anche nel numero di giocatori. In funzione delle categorie sono realizzati per migliorare le abilità tecnico- tattiche, la velocità specifica e la fantasia e creatività del singolo giocatore.

Sono molto utilizzati i rondo, possessi mobili, finalizzati alla conquista di uno spazio libero.

Per livelli avanzati sono proposti i giochi di posizione.  

FASE 4

Partita di tattica collettiva, a tema, in cui i giocatori sono preparati a situazioni reali che possono affrontare in gara.

Vincoli possono riguardare il numero di tocchi, transizioni, ricerca di sponde, creazione di superiorità numerica con attacchi negli spazi in profondità o in ampiezza per migliorarne la finalizzazione.

FASE 5

Partita libera, in cui l’allenatore verifica l’apprendimento dei propri giocatori in funzione di ciò che è stato proposto nella seduta odierna.

 

METODO DELLA PERIODIZZAZIONE TATTICA

La periodizzazione tattica è una metodologia di allenamento nata nelle Università portoghesi, fra i  celebri allenatori che l’hanno diffusa a livello internazionale possiamo ricordare Mourinho, Queiroz, Villas Boas. Si tratta di un metodo integrato (le 4 componenti vengono allenate contemporaneamente) in cui la componente principale è quella tattica, tale metodologia è l’estremizzazione del lavoro situazionale.

Generalmente l’allenatore programma la stagione a lungo termine tramite il macro-ciclo e la suddivide in periodi brevi come i meso-cicli. Con questo metodo diventa di fondamentale importanza il micro-ciclo settimanale, la programmazione del lavoro nel breve termine, con la massima attenzione nella pianificazione di ogni singola seduta di allenamento, strutturata alla ricerca della massima intensità e nella massima specificità di ogni singola esercitazione.

L’allenatore elabora una programmazione in funzione di un modello di gioco creato dall’allenatore stesso, in considerazione della filosofia societaria, della qualità e delle caratteristiche dei giocatori e dei principi di gioco che l’allenatore intende adottare in tutte le fasi di una partita.
L’allenatore deve avere una profonda conoscenza delle situazioni di gioco che vorrebbe creare o che si possono verificare nel corso di ogni gara, pertanto l’insieme di principi dai quali derivano i sotto principi di comportamento della squadra, ne definiscono l’organizzazione, dando ad essa una propria identità tenendo presenti i 4 momenti principali di gioco:
  • fase difensiva
  • transizione offensiva
  • fase offensiva
  • transizione difensiva.
Il modello definisce il sistema di relazioni esistenti fra i giocatori della squadra in ogni situazione di gioco, il modello sarà il modo in cui un allenatore vuole che la sua squadra debba giocare:
  • attaccando (attacco di posizione, contrattacco …)
  • difendendo (pressing, pressione uomo a uomo …)
  • transizione.

 

ESEMPIO 1

Un esempio pratico per rendere semplice la comprensione: se la scelta del modello di un allenatore prevedesse la costruzione del gioco rasoterra dal proprio portiere, l’allenatore dovrebbe creare come principio di gioco una precisa organizzazione geometrica dei propri giocatori in specifiche zone per il mantenimento del possesso palla nonostante la pressione avversaria (ad esempio che i difensori centrali si aprissero per ricevere dal portiere, i terzini che avanzassero sulle fasce per creare opzioni in ampiezza e che i centrocampisti si abbassassero per ricevere nei piedi in modo da creare triangoli sistematici per garantire un certo mantenimento del possesso palla). I sotto- principi che l’allenatore potrebbe adottare sarebbero le disposizioni nel caso in cui l’avversario adottasse il pressing in un modo piuttosto che un altro (esempio avversario con 3 attaccanti e tutti e tre partecipano al pressing attaccando i nostri difensori coi centrocampisti avversari che creano 1contro1 ai nostri centrocampisti piuttosto che squadre che creano un lato forte nei pressi della palla per compattarsi su più linee coi giocatori dal lato debole).

Perciò anziché adottare esercitazioni a secco (senza palla) per migliorare la resistenza, proporre partite a tema, in cui i giocatori saranno schierati per ruolo come in partita, consentirà alla squadra di creare quei legami fra i singoli giocatori al fine di migliorare l’organizzazione tattica che in partita risulterà essere decisiva (allenando allo stesso tempo anche la parte atletica).

 
ESEMPIO 2
Un ulteriore esempio possono essere i lavori di tattica individuale ad esempio gli 1 contro 1.
Anziché adottarlo in modo generico ed in zone casuali del campo, se i giocatori potessero svolgerli nelle zone di campo che poi andranno ad occupare in gara, avranno la possibilità già in allenamento di curare quei dettagli che poi in gara risulteranno decisivi.
 
Personalmente ritengo la periodizzazione tattica una metodologia che si può adottare nelle giovanili ma dalla categoria allievi, in cui l’allenatore propone un modello di gioco finalizzato ad esaltare le qualità dei propri giocatori, tramite la continua ricerca del possesso anche sotto pressione avversaria sfruttando il proprio portiere per il mantenimento e con un gioco che possa migliorare e formare in modo propositivo i giovani calciatori.
Il rischio altrimenti sarebbe di creare una squadra altamente competitiva, in grado di vincere molte partite ma con prestazioni scadenti ai fini della crescita del giovane.
Ritengo che la vittoria nelle giovanili sia solo un moltiplicatore di successo, il vero obiettivo è la prestazione.
Lavorando nella creazione di interazioni organizzatissime fra i calciatori in tutte le situazioni consente al giocatore stesso di velocizzare le problematiche di gioco e se attuata con finalità per valorizzare il giovane con un gioco altamente propositivo, ritengo la periodizzazione tattica un metodo attuabile per i giovani calciatori. 
Fonte: Youcoach